Il vangelo di questa quinta domenica del tempo ordinario ci presenta un duplice aspetto della vita di Gesù, nostro unico e vero maestro. Egli è sensibile alle sofferenze degli altri e potendo agire nella direzione della guarigione, guarisce tutti coloro che sono affetti da malattie di ogni genere e viene incontro anche ai parenti dei suoi apostoli, non esclude nessuno dal suo progetto di amore e solidarietà verso i sofferenti. Entrando nella casa di Simone e Andrea, Gesù non entra solo in uno spazio fisico, ma in un mondo di relazioni familiari. Queste sono segnate da un impedimento: la suocera di Pietro giace a letto con la febbre, in una condizione di immobilità.Apparentemente la guarigione della suocera di Pietro potrebbe risultare di minore importanza rispetto ai grandi e straordinari miracoli che Gesù compie, in quanto in questo caso si tratta di curare una febbre altissima, che costringeva questa povera donna a stare a letto. In gergo medico la febbre è sempre manifestazioni di infezioni e infiammazioni e quando è elevata la febbre può anche portare alla morte. Quindi Gesù interviene per sanare una persona in estremo disagio di salute fisica. Nel linguaggio biblico, la febbre esprime una condizione di difficoltà spirituale, che se non è curata può portare alla morte interiore. E questo può riguardare un po’ tutta la situazione interiore di una persona che si allontana da Dio e non vive più il suo rapporto con il Signore, attraverso la preghiera e la contemplazione, mediante l’ascolto della parola di Dio e la concreta attuazione di essa nella propria vita. Ma Gesù non si limita solo a guarire questa donna, ma anche tutte le persone che gli portano, dopo il tramonto, a sera inoltrata.
“Al mattino si alzò quando ancora era buio e, uscito di casa, si ritirò in un luogo deserto e là pregava ”
Non c’è molto spazio per stare solo, durante le ore del giorno. E allora Gesù si riserva nel buio della notte, ancora prima che sorga il sole, un angolo di intimità con il Padre. La preghiera è questo: un tempo di confidenza e di riposo a tu per tu con il Padre. Si tratta del riposo dell’anima, dell’abbandono di ogni preoccupazione nelle braccia di Dio, dell’ascolto attento della voce del Signore Creatore e Provvidente. Gesù, in questo, ci è modello ed esempio.Origene, nel suo trattato sulla preghiera, si interroga sulle motivazioni di questa azione, e ne indica tante, ma una sembra essere la più valida: anche Gesù, il Figlio di Dio, ha pregato, Lui che come Figlio era sempre in comunione col Padre, sempre in ascolto della Sua parola, così come, sempre, godeva della Sua visione beatifica; qui, come Maestro, testimonia la necessità della preghiera, non con le parole, ma mettendosi lui stesso in preghiera. Egli ci rivela così che al vertice della ferialità, e quindi di una vita normale di un battezzato, non può che starci l’incontro personale con Dio. Garantire uno spazio fisico e temporale di silenzio è essenziale all’esistenza di Gesù e di chi vuole vivere come Lui. Luogo e tempo aiutano il silenzio del cuore, perché è la stanza interiore che ha bisogno, fedelmente, di una visita per stare accanto a Colui che la abita da sempre..
La preghiera è come luce che illumina il tempo, il nostro tempo: la vita con le sue le inevitabili zone d’ombra e, di essa, feconda e rende chiari anche gli spazi aridi, le solitudini dolorose, radicandovi la presenza di Dio, che, solo, può risanare e dar gioia anche nell’afflizione più amara. Santa suor Faustina ha sperimentato tante volte l’importanza della preghiera nella sua vita e la necessità di questa per vivere in comunione col Signore e poter adempiere alla missione che Gesù le chiedeva di proclamare al mondo la Sua Misericordia. Così scrive nel Diario: ” Con la preghiera l’anima si prepara ad affrontare qualsiasi battaglia. In qualunque condizione si trovi un’anima, deve pregare. Deve pregare l’anima pura e bella,poichè diversamente perderebbe la sua bellezza. Deve pregare l’anima che tende alla purezza, altrimenti non vi giungerà. Deve pregare l’anima che si è appena convertita, diversamente cadrebbe di nuovo. Deve pregare l’anima peccatrice, immersa nei peccati, per poter risorgere. E non c’è anima, che non abbia il dovere di pregare, poichè ogni grazia arriva tramite la preghiera.” ( Diario, 146)
È nella preghiera che si conosce la volontà di Dio ed è in essa che si attinge ogni forza per compierla con decisione, fermezza e fortezza di Spirito Santo. Gesù prega e la sua vita è sempre nella volontà del Padre. Chi non coltiva questo rapporto intimo col Signore nella preghiera rischia di vivere una vita cristiana agitata dall’ incostanza e che diviene facilmente vittima delle illusioni del nemico. Pregare e insegnare a pregare è vera via per la perfetta attuazione della volontà di Dio. Dove vi è carenza di preghiera, vi è anche assenza di verità, giustizia, carità, misericordia, compassione, pietà, santità, autentica obbedienza. Il Signore ci conceda di diventare sempre più uomini e donne di preghiera che possano testimoniare con la loro vita e le loro scelte l’assoluto di Dio. Amen.
padre Christian Vegna OFM
Faustinum, Milazzo ( Me)