Le letture della V Domenica di Quaresima anno B vertono sull’annuncio della nuova Alleanza che si fonderà su un atto di perdono dei peccati da parte di Dio (I lettura). Questa alleanza è stabilita in Gesù sommo sacerdote, obbediente fino alla morte di croce (II lettura). Gesù infatti nel mistero della Croce attira a sè non solo alla gloria ma anche all’assunzione della croce da parte del discepolo fino al dono di sé (vangelo). Il passo evangelico ci pone di fronte al paradosso della rivelazione cristiana. Alla domanda di alcuni greci che chiedono: ” Vogliamo vedere Gesù” (Gv 12, 21), Gesù risponde nascondendosi. Di fronte ai pagani che vogliono incontrarlo, Gesù annuncia la sua morte. Il dono della sua vita, come caratteristica cruciale del suo messianismo, Gesù lo tratteggia con una mini-parabola. Un evento centrale e decisivo della sua vita lo descrive attingendo all’ambiente agricolo, da cui prende le immagini per rendere interessanti e immediate le sue parole. È la storia di un seme: una piccola parabola per comunicare in modo semplice e trasparente con la gente: un seme inizia il suo percorso nei meandri oscuri della terra, ove soffoca e marcisce ma in primavera diventa uno stelo verdeggiante e nell’estate una spiga carica di chicchi di grano. Due sono i punti focali della parabola: il produrre molto frutto; il trovare la vita eterna. Il seme che sprofonda nell’oscurità della terra è stato interpretato dai Primi Padri della Chiesa un’allusione simbolica all’Incarnazione del Figlio di Dio. Nel terreno sembra che la forza vitale del seme sia destinata a perdersi perché il seme marcisce e muore. Ma poi la sorpresa della natura: in estate quando biondeggiano le spighe, viene svelato il segreto profondo di quella morte. Gesù sa che la morte sta per incombere sulla sua persona tuttavia qui non la vede come una bestia che divora. È vero che essa ha le caratteristiche di tenebra e di lacerazione, ma per Gesù contiene una forza segreta tipica del parto, un mistero di fecondità e di vita. Alla luce di questa visione si comprende un’altra espressione di Gesù: «Chi ama la sua vita la perde e chi odia la sua vita in questo mondo la conserverà per la vita eterna». Chi considera la propria vita come una fredda proprietà da vivere nel proprio egoismo, è come un seme chiuso in se stesso e senza prospettive di vita. Chi invece «odia la sua vita», un’espressione semitica molto incisiva per indicare la rinuncia a realizzare unicamente se stessi, sposta l’asse del significato di un’esistenza sulla donazione agli altri; solo così la vita diventa creativa: è fonte di pace, di felicità e di vita. È la realtà del seme che germoglia. Ma il lettore può cogliere nella mini parabola di Gesù un’altra dimensione, quella «pasquale». Gesù è consapevole che per portare l’umanità al traguardo della vita divina deve passare per la via oscura della morte in croce. Sulla scia di questa via anche il discepolo affronta la sua «ora», quella della morte, con la certezza che essa approderà alla vita eterna, vale a dire, alla comunione piena con Dio. La storia del seme è quella di morire per moltiplicarsi; la sua funzione è quella di un servizio alla vita. L’annientamento di Gesù è paragonabile al seme di vita sepolto nella terra. Nella vita di Gesù amare è servire e servire è perdersi nella vita degli altri., morire a se stessi per far vivere. Mentre sta per avvicinarsi la sua «ora», il momento conclusivo della sua missione, Gesù assicura i suoi con la promessa di una consolazione e di una gioia senza fine, accompagnata, da ogni tipo di turbamento. Egli porta l’esempio del seme che deve marcire e della donna che deve partorire nelle doglie. Cristo ha scelto la croce per sé e per i suoi: chi vuole essere suo discepolo è chiamato a condividerne il suo stesso itinerario. Egli ha sempre parlato ai suoi discepoli con radicalità: «Chi vorrà salvare la propria vita la perderà. Chi la perderà per me la salverà» (Lc 9, 24). Nell’esperienza di santa Faustina il Signore Gesù conduce la santa ad entrare nel mistero del seme che muore e rinasce. Così essa scrive nel suo Diario: ” Dopo un momento vidi il Signore tutto coperto di ferite, che mi disse: “vedi chi hai sposato”. Io compresi il significato di queste parole e risposi al Signore: “O Gesù, ti amo maggiormente vedendoTi così ferito ed annientato, più che se Ti vedessi nella Tua Maestà”. Gesù mi domandò: “Perchè?”. Risposi: “Una grande Maestà spaventa me che sono piccola; sono una nullità e le tue Piaghe mi attirano verso il Tuo Cuore e mi parlano del Tuo grande amore per me.” (Diario, 252)
All’approssimarsi della Pasqua chiediamo al Padre che “ha ascoltato il grido del suo Figlio, obbediente fino alla morte di croce”, e per intercessione di santa Faustina, quanto la liturgia ci fa pregare nell’orazione- colletta dell’anno B: “…dona a noi, che nelle prove della vita partecipiamo alla sua passione, la fecondità del seme che muore, per essere un giorno accolti come messe buona nella tua casa”. Amen
padre Christian Vegna OFM
Faustinum Milazzo (Messina)