L’amore è un mistero che trasforma tutto ciò che tocca in cose belle e gradite a Dio. L’amore di Dio rende l’anima libera. Essa è come una regina che non conosce la costrizione degli schiavi; intraprende tutto con una grande libertà, poiché l’amore che dimora in lei è il movente per agire (Diario, 890).
Ci siamo ormai inoltrati nel tempo della quaresima, quel percorso verso “la gioia intensa della Pasqua”.
Di Pasqua parla, appunto, il Vangelo di questa domenica, col riferimento alla Pasqua dei Giudei, in ragione della quale Gesù sale a Gerusalemme, e con l’annuncio della vera, definitiva Pasqua, contenuto nelle parole di Cristo: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere».
Se prima il segno della Presenza di Dio era la tenda che custodiva l’Arca, e, successivamente il tempio di Salomone o quello ricostruito di Erode, dopo l’Incarnazione è lo stesso Figlio di Dio, Gesù di Nazareth, Cristo Redentore il segno autentico e inequivocabile della Presenza di Dio tra gli uomini.
Il Vangelo si apre con una immagine inusuale di Gesù che, di fronte allo spettacolo dei mercanti e dei cambiamonete, che avevano trasformato il luogo sacro in un luogo di mercato, prende delle cordicelle e ..”scacciò tutti fuori del tempio con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete, ne rovesciò i banchi…”.
Il gesto è come una provocazione per i giudei che infatti gliene chiedono conto: ” Con quale autorità fai questo? “.
Gesù non risponde direttamente a questa domanda, ma lancia una sfida, che è in realtà una grande rivelazione della sua persona, della sua missione, del vero culto e perciò dell’assoluta sacralità del vero tempio, e, infine, della grande dignità della persona umana alla quale si è eguagliato Dio, nella persona dell’Unigenito, fatto uomo.
«Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere».
Ma nessuno in quel momento comprende. Né i giudei che sorridono ironicamente a quelle parole: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?»; e neppure i discepoli i quali solo più tardi, dopo aver contemplato il Risorto e ricevuto lo Spirito, “.. si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù…”; capirono cosa significasse il tutta la sua portata quel versetto del salmo che, tante volte, anche loro, assieme al Maestro avevano ripetuto:
” lo zelo della tua casa mi consuma ” (sl. 68). Era lo zelo per la gloria del Padre, la passione per la redenzione dell’uomo, che di Dio è immagine e che a Lui doveva esser ricondotto e fatto nuovo per mezzo della sua morte e resurrezione.
E’ Cristo risorto il vero tempio di Dio, il segno grande della sua Presenza tra gli uomini e nella loro Storia; lo ripete con chiarezza e forza Paolo, nella seconda lettura di questa domenica: “..Fratelli, mentre i Giudei chiedono segni e i Greci cercano sapienza, noi invece annunciamo Cristo crocifisso: scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani; ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, Cristo è potenza di Dio e sapienza di Dio. Infatti ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini. (Cor.1, 22-25)
E’ la verità che professiamo e proclamiamo, quanti, battezzati nel Suo nome, in Lui siamo anche divenuti pietre vive del nuovo, indistruttibile tempio.
padre Christian Vegna OFM
Faustinum Milazzo ( Me)