Vangelo secondo Marco (Gv 1, 6-8.19-28)
“Sebbene la Mia grandezza sia inconcepibile, ho rapporti di intimità soltanto con i piccoli. Voglio da te l’infanzia dello spirito” (Diario 332).
Apriamo la nostra riflessione sul Vangelo di questa III Domenica di Avvento, detta anche domenica “Gaudete” (così chiamata perchè si fà ormai prossima le gioia della festa del Natale), con le parole che Gesù rivolse a santa Faustina per spronarla a vivera la piccolezza del cuore e l’umiltà. E proprio un gigante di umiltà ritroviamo in questa terza Domenica, cioè Giovanni Battista; ritorna, e giganteggia: tanto più grande quanto più si percepisce questa sua umiltà. In vista del Messia annunciato da secoli, nella fervida attesa di un liberatore che sollevasse le sorti del popolo ebraico oppresso dalla dominazione romana, il Battista si era presentato con i tratti ispirati degli antichi profeti; la sua vita austera e la predicazione infiammata gli avevano guadagnato la stima generale, sicché gli sarebbe stato facile far credere di essere lui l’atteso. E invece no; quando glielo chiesero egli dichiarò apertamente: “Io non sono il Cristo”.
“Chi sei, dunque? Che cosa dici di te stesso?” fu la successiva logica domanda, cui egli rispose, citando il profeta Isaia: “Io sono voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore”. Giovanni si manifestò dunque come il semplice araldo, il precursore, incaricato di annunciare e preparare l’arrivo del Messia, il Cristo atteso: uno tanto più grande di lui da non essere degno neppure di chinarsi a slacciargli i sandali.La sua grandezza sta anche nel non averne approfittato per sé, riconoscendo di essere soltanto l’umile battistrada, dando poi autenticità e credibilità alla sua testimonianza col mantenersi fedele ad essa sino al martirio. Deriva da qui il suo valore esemplare: a differenza dei tanti che hanno arringato e arringano le folle per il proprio tornaconto, non importa se in termini di prestigio, di potere o di danaro, Giovanni Battista si impegnò a beneficio di un altro, ritirandosi nell’ombra non appena realizzato il proprio compito. Servire Cristo e non servirsene, potrebbe essere stato il suo motto.Per questo ancora abbiamo bisogno di Giovanni il Battista e come lui di uomini e donne, consacrati e consacrate che abbiano la capacità di indicare il Cristo, per poi umilmente farsi da parte. Rispondendo poi a chi gli domanda: “Tu chi sei?” dice con insistenza: “Io non sono il Messia”. Non dice chi è, dice chi non è, non incentra l’attenzione su se stesso ma guarda all’Altro che deve venire.Quante volte invece noi, anche nel cammino di fede, incentriamo tutto e tutti su noi stessi, su ciò che siamo e quello che facciamo.Giovanni è il più grande tra i figli di donna, un profeta austero ma coerente, energico e carismatico. Non è tenero Giovanni, e chiede un cambiamento radicale per poter incontrare il Messia di Dio. Lo scopo della sua vita è fare di Cristo il cuore del mondo e in questo modo ci richiama fortemente alla conversione.Questa domenica di Avvento ci ridice qual è il vero centro della nostra vita: Cristo. E ci ricorda che il Suo intervento, da molto tempo atteso e lungamente sognato, è ormai prossimo a realizzarsi.Il Vangelo di questa Domenica attraverso la testimonianza dell’umile Giovanni ci vuole far capire quanto è importante essere testimoni nell’umiltà, perché soltanto l’umile riesce a parlare di Cristo senza oscurarlo con il proprio orgoglio. In questo cammino di umiltà oltre la testimonianza di Giovanni, ci accompagna anche la nostra patrona santa Faustina col suo esempio di umiltà e abnegazione. Così Gesù le disse: “Tu sei per Me una grande gioia; il tuo amore e la tua umiltà fanno sì che abbandoni il trono del cielo e Mi unisca a te. L’amore pareggia l’abisso che c’è fra la Mia grandezza e la tua nullità” (Diario 512).Chiediamo al Signore, in questa domenica, la grazia di poter essere uomini e donne che sanno scomparire, “annullarsi” per fare spazio a Gesù… perché soltanto così, in questa perdita di identità possiamo trovare la verità di noi stessi.