Vangelo secondo Giovanni (Gv 1, 35-42)
Dopo la domenica del Battesimo di Gesù che conclude il tempo natalizio e nel contempo inaugura quello Ordinario, la liturgia presenta sempre, nella seconda domenica, un brano del primo capitolo del vangelo di Giovanni per completare la narrazione degli eventi di manifestazione di Gesù come Messia e Figlio di Dio.
Giovanni infatti, dopo il prologo teologico, nel primo capitolo del suo vangelo riporta le parole di Giovanni Battista che fanno riferimento al Messia (richiamandosi alla profezia sul Servo di Dio, testo di Isaia) la chiamata dei primi discepoli, che lo riconoscono Messia e Figlio di Dio e le nozze a Cana di Galilea, luogo in cui si rivelò la “gloria” di Gesù.
Solo dalla terza domenica il tempo Ordinario riprende la lettura dei testi dei sinottici. L’intento è chiaro: offrire, prima della narrazione della vita pubblica di Gesù, un quadro completo degli eventi di rivelazione sulla sua figura e la sua missione. Questo interrompe un po’ la lettura continua dei singoli vangeli sinottici, introducendo elementi legati al piano narrativo e teologico dell’evangelista Giovanni, fornendo comunque un arricchimento del quadro d’insieme che i testi natalizi hanno inaugurato.
Dicevamo che il brano odierno è inserito nel prologo narrativo di Giovanni (1, 19-2, 12), dopo la sezione dedicata alla testimonianza di Giovanni il Battista (1, 19-34); com’è noto l’evangelista colloca il racconto in una simbolica settimana. Il tema di questa pericope è il discepolato e la testimonianza che nasce e si nutre della comunione con il Signore Gesù. La nostra pericope non lascia dubbi: è l’aver dimorato con lui che genera un’esperienza nuova. Cosa si saranno detti Giovanni e Andrea con Gesù di così significativo se da quell’incontro è venuto fuori un annuncio così forte: «Abbiamo trovato il Messia»? E non solo, cosa avrà sperimentato Giovanni evangelista se dopo molti anni ancora ricorda che quell’incontro è avvenuto alle quattro del pomeriggio?
Quell’incontro ha certamente segnato in maniera forte l’inizio di un percorso e ha per sempre determinato che all’origine della fede c’è un incontro. La dinamica che emerge dal testo evangelico la si può sintetizzare in tre verbi ascoltare-vedere-credere. A meno che non si tratti di casi particolari, possiamo concludere che la fede biblica è la successione di questi tre movimenti: ascolto, visione e fede. Andrea e Giovanni hanno ascoltato la parola del Battista che in Gesù ha indicato l’Agnello di Dio, hanno poi visto con i loro occhi dove dimorava Gesù e, infine, hanno creduto che lui è il Messia.
Da sempre la fede in Israele ha origine dall’ascolto della Parola profetica che quando ci parla, non si limita a comunicarci delle istruzioni, o a darci dei consigli, ma si offre di intervenire concretamente nella nostra vita, attraverso delle promesse il cui adempimento costituisce per noi il segno inequivocabile dell’affidabilità delle sue intenzioni nei nostri confronti (infatti, in ebraico il termine “parola” significa non solo “parola”, ma anche “fatto”, “evento”: come dire che egli non si limita a parlare, ma fa anche i fatti). Certamente ciò che Dio ci promette, e che immancabilmente realizza, è sempre finalizzato alla realizzazione della nostra vita e alla scoperta che Dio è il migliore alleato della nostra vita: un alleato che, dopo averlo noi messo alla prova ed aver verificato la sua affidabilità, ci invita a sottoscrivere – in funzione della realizzazione della nostra vita – un patto di collaborazione con lui, stabile e duraturo. Tutto questo Dio lo fa in modo assolutamente gratuito e disinteressato: infatti, non guarda né ai nostri meriti, né ai nostri demeriti, ma ai nostri bisogni, e questi cerca – gratuitamente – di soddisfare. Così è stato anche nell’esperienza di santa suor Faustina relativamente alla richiesta del Signore Gesù per la fondazione di una nuova “congregazione” (che lei non potè vedere realizzata mentre era ancora in vita, ma di cui noi adesso ne godiamo la realizzazione e la concretizzazione nell’Associazione degli Apostoli della Divina Misericordia Faustinum, nata dal carisma della Santa). Così scrive la nostra Patrona: “Il giorno dopo durante la S. Messa, subito all’inizio, vidi Gesù che era di una bellezza indescrivibile. Mi disse che esige che tale congregazione venga fondata al più presto e «Tu vivrai in essa con le tue compagne. Il Mio spirito sarà la regola della vostra vita. La vostra vita deve essere modellata su di Me, dalla mangiatoia alla morte in croce. Penetra nei Miei segreti e conoscerai l’abisso della Mia Misericordia verso le creature e la Mia bontà insondabile e questa farai conoscere al mondo. Per mezzo della preghiera farai da intermediaria fra la terra e il cielo. » ( Diario 438)
Come non dare fiducia ad un Dio così e non lasciarsi coinvolgere in un discepolato che, sin dall’inizio, si presenta come il miglior affare della nostra vita? La nostra preghiera per questa domenica, pasqua settimanale, non può che essere la colletta della messa di oggi: “O Padre, che in Cristo Signore hai posto la tua dimora tra noi, donaci di accogliere costantemente la sua parola per essere tempio dello Spirito, a gloria del tuo nome”.