II Domenica di Avvento (Anno B)

Vangelo secondo Marco (Mc 1, 1-8)

“Si avvicina l’ Avvento, desidero preparare il mio cuore alla venuta di Gesù con la mitezza e il raccoglimento dello spirito, unendomi alla Madre Santissima ed imitando fedelmente le virtù della Sua mitezza, per la quale trovo compiacimento agli occhi di Dio stesso. Al Suo fianco confido di perseverare in questo proposito” (Diario 1398).

Abbiamo introdotto  la nostra riflessione sul Vangelo di questa II Domenica di Avvento con queste splendide parole di Santa Faustina che danno colore e sapore a quanto diremo.  In questa II Domenica, la Parola di Dio ci invita a raddrizzare le strade del Signore, cioè a metterci in quella condizione spirituale di una profonda revisione della nostra vita di fede. Il breve, ma intenso brano del Vangelo di Marco ci fa toccare con mano il messaggio dell’Avvento che Giovanni Battista proclama con coraggio.

Giovanni, conformemente al suo nome, predica la grazia e la consolazione di Dio usando le parole del libro della consolazione di Isaia (cfr Is 40). La sua predicazione è diretta a tutti coloro che sono consapevoli della propria debolezza e fragilità, del limite della condizione umana. Il gesto dell’immersione nell’acqua oggettiva nella corporeità quanto la coscienza desidera: abbandonare il peccato e affidare la propria vita nelle mani di Dio.

A tutti costoro Giovanni ha da dire una cosa fondamentale: vedrai la salvezza di Dio!

La sua scelta di andare all’essenziale, a ciò che veramente conta, è in modo evidente manifestato dal suo modo di vestire e da come si nutre. Giovanni nella sua sobrietà ascetica, ricorda a tutti noi che l’ascolto della Parola e l’abbandono fiducioso al Signore sono le uniche cose veramente necessarie, da preferire prima e al di sopra di ogni altra cosa. Il resto è accessorio.

Dal deserto appare questo profeta, a richiamare sulle vie di Dio tanti uomini e donne  che verranno a lui per esser battezzati, in quell’acqua  che è segno di purificazione, ed essere così avviati ad una vita rinnovata dalla conversione a Dio e alla sua legge: “Accorreva a lui tutta la regione della Giudea tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati.”

Bellissimo quanto scrive Origene «Il significato è più forte se si intende “deserto” nel senso spirituale, e non in quello letterale puro e semplice. Infatti colui che predica “nel deserto” spreca la sua voce invano, in quanto non c’è nessuno che lo sente parlare. Il precursore di Cristo, “la voce di colui che grida nel deserto”, predica dunque nel deserto dell’anima che non ha pace. E non solo allora, ma anche oggi “è una lampada ardente e brillante” (Gv 5, 35), che viene per prima “e annunzia il battesimo della penitenza per la remissione dei peccati”. Poi viene “la luce vera” (Gv 1, 9), quando la lampada stessa dice: “è necessario che egli cresca e io diminuisca” (Gv 3, 30). La parola di Dio è proferita dunque “nel deserto, e si diffonde in tutta la regione circostante il Giordano”. Quali altri luoghi avrebbe dovuto infatti percorrere il Battista, se non i dintorni del Giordano, per spingere al lavacro dell’acqua tutti coloro che volevano fare penitenza?…» (Origene, Evang. Luc., 21, 2, 3).

Il Battista dunque è solo una voce che esorta e prepara all’accoglienza della salvezza, che si realizzerà in un nuovo battesimo, diverso da quello da lui amministrato:” Io vi ho battezzati con acqua ( sono le sue parole) ma Egli vi battezzerà con lo Spirito Santo.”

Il battesimo di Giovanni è un segno, un invito alla conversione e al pentimento; ma il battesimo che Cristo porterà agli uomini, è l’immersione dell’uomo nel Mistero stesso di Dio, attraverso l’opera

potente dello Spirito, che trasforma, illumina e fortifica.

Il ruolo che fu di Giovanni  è  oggi, il ruolo di ogni credente, il quale deve indicare il Cristo presente, a quanti ancora non riescono a scorgerlo, o hanno difficoltà ad incontrarlo ed accoglierlo. L’Avvento è tempo di attesa, attesa di incontrare Gesù nella povertà della natura umana e nella ricchezza di quella divina. Ed è proprio questa attesa che dobbiamo curare in questo periodo dell’anno liturgico nello stile di Giovanni il Battista e sull’esempio di Santa suor Faustina nell’imitazione delle virtù della Madre di Dio.